13.5.12

Mothers are beautiful





Sono la nostra sveglia al mattino, magari “canticchiante” il primo giorno di primavera mentre spalanca il balcone, sono la precisione di un orologio svizzero quando fanno da promemoria alla nostra “to-do-list” , sono le tre domande più frequenti da quando sei al mondo: “hai mangiato? Che fai, esci? Mica torni tardi?”, sono quel “si” che ci viene detto nonostante tutto perché ahinoi l’epoca dei no è passata già qualche tempo fa, sono quelle che ci hanno insegnato a essere curiosa, a girare le città e la frittata in padella, ad avere l’occhio per i particolari e a scegliere le nuance del trucco che più ci dona.


Quelle che ci hanno portato in giro in qualunque posto del mondo attaccate alla cintola, che ci hanno insegnato a capire il verso in cui devi prendere la metro e che ci hanno abituato al gusto del caffè e dello smalto rosso, che ci hanno insegnato la costruzione con giocattoli di legno e che hanno voluto sapessimo l’Inglese prima ancora dell’Italiano.

Quelle che “chiedilo a tua nonna che io ste cose non me le ricordo” quando avevamo un dubbio di grammatica o la versione di latino ci sembrava una montagna imprendibile, che dopo trent’anni che ci conoscono ancora non ricordano che noi quella cosa lì proprio non la mangiamo, che si meravigliano quando qualcuno si complimenta, perché la nostra normalità è solo una parte del nostro dovere di certo non un facile vanto.

Quelle che c’hanno portato al mare per mesi interi e che per tutta la durata ci sono corse dietro con la crema solare, che ci pettinavano al mattino prima di scuola e, nodi a parte, riuscivano a ottenere una treccia resistente a cinque ore di apprendimento, che amano i fiori e hanno la casa piena, che ci hanno insegnato il pregio del colore e l’eleganza del sobrio, che hanno lasciato che noi prendessimo le loro perle e che ci hanno permesso di giocare alle “signore” da bambine coi loro tacchi, che ci ricordano da chi abbiamo preso quando si preoccupano su come andiamo vestite.

Quelle che in fondo si fidano dei nostri pensieri e senza vergogna chiedono consiglio, che sentono la pancia tirare all’altezza dell’ombelico se c’è qualcosa che non va, che sostengono i nostri umori, le nostre paure, le nostre speranze. Sempre.








Così, ai tratti del mio viso e al mio sorriso, alle mie passioni trasferite da DNA, al modo di gesticolare, all’affabilità che mi contraddistingue, all’amore per tutto ciò che è vita, oggi preparo un dolce, prendo un fiore e dito tanti auguri.

Perché come direbbe lei: Mothers are beautiful.

Ed io, amo la mia.














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